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on appena sei mesi di ritardo il Consorzio ha approvato il conto consuntivo del 2023. Perché questo ritardo? Avranno avuto i loro buoni motivi per non farci conoscere nei termini di legge come vanno le cose, ed infatti, se leggiamo il bilancio, ce ne rendiamo conto.
Dal 2020 il Consorzio è in disavanzo “sistemico”, cioè non riesce a mettere il segno + davanti al risultato di amministrazione, che nel 2023 ha toccato il profondo rosso di – 1.555.957,95 euro.
La cosa strana e paradossale è che per tutti gli anni per i quali ci hanno imposto gli aumenti impossibili della contribuenza, cioè 2021-2022-2023, il risultato della gestione corrente, cioè quella che (tanto per capirci) rileva i costi ed i ricavi di esercizio, è sempre positivo, e non di poco: in 3 anni il Consorzio ha totalizzato un surplus di 12 milioni di euro!
Ma se da un lato guadagna 12 milioni e va in perdita allora è come un pozzo senza fondo, dove puoi mettere tutta l’acqua che vuoi e non si riempirà mai. Ci deve essere un buco in fondo a quel pozzo, dove più soldi dei consorziati metti e più se ne vanno via in un esercizio di Sisifo senza fine. Se ci caliamo nel pozzo, con un po’ di fatica, vediamo tutto buio, perché i documenti contabili sono avari di informazione, ci ripetono sempre la solita litania degli arresti del 2016 e della chiusura della depurazione di quell’epoca, ma le informazioni importanti non riusciamo a trovarle.
Dove vanno a finire i soldi?
Non lo sappiamo, ma per un motivo molto preciso. Il bilancio non registra solo le voci di entrata e di uscita, ma anche i debiti e crediti (quelli che tecnicamente si chiamano “residui”), i cui valori ogni anno devono essere revisionati e ricalcolati per far sì che non restino in bilancio crediti inesigibili o debiti inesistenti o inferiori al reale. È logico, il bilancio deve indicare valori precisi ed attendibili della situazione patrimoniale. È la legge.
Questa “revisione” non è cosa da poco, anzi è obbligatoria, coinvolge tutti i reparti dell’ente, i dirigenti ed il c.d.a ed è prevista dalla legge. Il Consorzio ha proceduto in tal senso fino al bilancio del 2019, ma da quello del 2020 (sarà stata la pandemia) non ha ritenuto di pubblicare più nulla sul suo sito. Magari le delibere ci sono, ma non ce le fanno conoscere. Ma noi, invece, le vogliamo proprio conoscere e pure nel dettaglio, perché i residui riaccertati nel 2021-2022-2023 sono così importanti da azzerare quel risultato positivo della gestione corrente, cosicché mentre questa, con il sacrificio dei consorziati, apporta 12 milioni di avanzo di amministrazione, i residui ne tolgono altrettanto ed anche di più.
Le rettifiche di crediti e debiti operate in questi tre anni, nel totale tra attivi e passivi, ammontano ad oltre 32 milioni di euro, una cifra spaventosa se la confrontiamo al “volume di affari” del Consorzio, che è di 16 milioni all’anno di media, e lì dentro ci può essere di tutto.
Certamente sappiamo che il Consorzio non ha un regolamento di contabilità, non ha aderito spontaneamente alla contabilità economica (che ormai hanno quasi tutti gli enti pubblici), non si è ancora attrezzata per farlo dal 2026 come per legge (atteso che per introdurla nel 2026 le procedure contabili devono essere in funzione ed operative già dal 2025, altrimenti si continuerà con il balletto dei residui), non ha un direttore amministrativo e finanziario, le cui funzioni sono ricoperte dal Direttore Generale, in una parola nel Consorzio c’è una free zone contabile dove possono ragionevolmente venire fuori valori da rettificare. Anche per 32 milioni di euro.
Speriamo che la verificazione disposta dal TAR faccia luce su questi argomenti ed induca i nuovi amministratori ad assumere delle cautele per loro stessi e soprattutto per noi tutti.