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iorni fa, per alcune questioni tecniche, ho avuto modo di incontrare e confrontarmi con il Presidente del Consorzio Enisio Tocco ed il responsabile del settore catasto Mario Di Fabrizio.

Ho approfittato dell’opportunità per ribadire al Presidente che sin da quando il Comitato Bonifica Sostenibile si è mobilitato l’obiettivo era – e rimane – quello di poter parlare con i responsabili per chiedere l’applicazione delle norme che regolano la gestione dell’ente, norme disattese purtroppo sin dalla sua costituzione.

Le norme ed i principi che regolano la materia – dal famoso Regio Decreto 1933, al DL 248/2007, alle leggi regionali, alla sentenza della Corte Costituzionale del 2018 e, non da ultimo, alla risoluzione unanime del Consiglio Regionale d’Abruzzo n. 2 /2020 – non hanno mai avuto applicazione e non solo per opinione del Comitato Bonifica Sostenibile, ma anche per il contenuto delle recenti sentenze del TAR e della Corte di Giustizia Tributaria: quest’ultima, tra l’altro, ha di recente condannato il consorzio a risarcire i ricorrenti per i contributi pagati nei precedenti 10 anni perché non dovuti.

Nella discussione è venuta fuori, ancora una volta, la storia del comprensorio dinamico e dell’idrante che se c’è o non c’è a loro poco importa, questo a conferma che delle nostre rivendicazioni in questi anni poco hanno compreso: questa è la riprova che le persone che non hanno mai applicato quelle norme – motivo principe di questo disastro – non possono certo spiegarle agli eletti.

Ho ribadito che il comitato è e rimane a disposizione nell’interesse del buon funzionamento dell’Ente, ed il primo passo utile dovrebbe essere quello di fissare un tavolo tecnico con tutto il Consiglio ed i responsabili dei vari uffici.

Siamo consapevoli che gli eletti poco si districano tra le norme e regolamenti che dovrebbero disciplinare la gestione virtuosa di questo ente, materia che ci ha impegnato nei dovuti approfondimenti in questi ultimi 4 anni, ma siamo anche fermamente convinti che gli eletti alla gestione del Consorzio, agricoltori come noi, debbano poter comprendere cosa dicono le norme per poterle applicare.

Qualsiasi disposizione di legge o di regolamento (Regio Decreto, Regolamento irriguo, Piano di Classifica ecc…), una volta approfondita e fatta propria, consentirebbe una gestione dell’Ente in linea con i dettami normativi e le esigenze dei consorziati che, sicuramente, ne trarrebbero solo benefici e non danni come sta accadendo in questi ultimi anni.

Dopo la riforma del 1998 la regione Abruzzo assume il controllo sulla gestione dei consorzi di bonifica, con la costituzione di bonifica centro, risultato dall’accorpamento dei 5 preesistenti sul territorio di riferimento, si ritrova tra le mani un gioiello dalle potenzialità straordinarie, infrastruttura all’avanguardia, acqua a volontà, diga di Penne, centrali idroelettriche, depuratore e potabilizzatore.

Sicuramente questa miniera distoglie gli amministratori del passato da quelli che sono i compiti istituzionali primari dei consorzi di bonifica: sostegno agli agricoltori, salvaguardia territorio, dal punto di vista ambientale e idrogeologico, salvaguardia della risorsa idrica.

Gli ultimi sette anni di commissariamento hanno poi portato al disastro totale, come esempio di autonomia differenziata abbiamo un bel risultato da mostrare al resto d’Italia, rispetto ad un contributo idrico potenziale medio nazionale di circa 80 euro a noi ne chiedono 270.

Noi come comitato continueremo con le nostre iniziative, giudiziarie o semplicemente di informazione ai consorziati, anche se conserviamo (ottimisticamente) la speranza di essere ascoltati e compresi.

Il Presidente del Comitato Bonifica Sostenibile

Gabriele Trovarelli