
Ringraziamo il sig. Di Fabrizio, capo del settore catasto, per le spiegazioni fornite anche se del tutto infondate.
La tesi esposta è la seguente:
“Ci siamo accorti che molti terreni sui quali erano state fatte opere di bonifica oggi sono occupate da fabbricati, si tratta di circa 4000 ettari di superficie irrigua scomparsi, che per il 99% erano aree ex agricole diventate oggi edificate. Le particelle dal catasto terreni sono passate al catasto urbano; quindi, non abbiamo fatto altro che riprendere in contribuzione quegli immobili che prima pagavano come terreni ma che oggi devono pagare come fabbricati”.
Sorgono spontanee alcune domande:
1) Questa tesi vale anche per i fabbricati edificati prima del 1933, cioè prima ancora che esistessero i consorzi di bonifica?
II) Per quelli edificati dopo il 1933, quali contributi “persi” deve recuperare il Consorzio, quelli che si pagavano negli anni ’60 o ’70? E perché si dovrebbe pagare oggi per opere finanziate dallo Stato negli anni ‘60?
III) E se oggi quelle opere di bonifica non ci sono più, ed al loro posto ci sono supermercati, bar, ristoranti, strade, ponti, case ecc., che tipo di contributo “perso” vuole recuperare il Consorzio?
La realtà è che il Consorzio ritiene di avere il potere di imporre un’imposta fondiaria, potere che ovviamente non ha per il semplice fatto che non c’è una legge che lo preveda.
Il Contributo di bonifica non è un’imposta fondiaria, come l’IMU, ma è un “contributo di scopo”, cioè una partecipazione ai costi di un servizio dal quale il consorziato ritrae un beneficio, ma che deve essere concreto e non meramente astratto.
- Quali costi sopporta il Consorzio per gli immobili al centro di Pescara o di Chieti Scalo? (sembrerebbe che al momento Chieti alta non interessa!)
- Quale beneficio questi proprietari possono verificare in concreto sul loro immobile?
Alcuni esempi
Se un condominio o il proprietario di una villetta in campagna sta su un terreno già servito dalla rete idrica del consorzio, allora il Consorzio sopporterà dei costi per mantenere in funzione quel pezzo di rete idrica ed i proprietari degli immobili dovranno pagare il contributo potenziale, quello dello 0,09 per mille: è potenziale perché, se oggi fanno domanda, possono allacciarsi alla rete ed utilizzare l’acqua.
In questo caso la fruibilità del beneficio è concreta, non astratta, anche se solo potenziale. Chiedi e ottieni l’allaccio e irrighi l’orto o il giardino; non chiedi, potresti farlo e dunque potenzialmente devi pagare.
Ma se i fabbricati sono a Pescara o a Chieti scalo e la rete idrica del Consorzio è lontana chilometri, e per allacciarsi, in un futuro o chissà quando, il Consorzio dovrà costruire una linea dal fiume o dalle sue vasche fino a quel fabbricato al centro di Pescara o di Chieti Scalo, e solo allora, forse, ci si potrà allacciare, allora quel proprietario oggi non dovrà pagare un bel niente, perché il beneficio è solo astratto.
Quello che il Consorzio definisce beneficio potenziale semplicemente non esiste: la potenzialità, infatti, è un concetto che si riferisce al presente, alla possibilità che oggi potenzialmente potrei fruire di quel servizio o verificare quel beneficio, non in un domani incerto.
Ma c’è di più, non si comprende il perché se il condominio chiede ed ottiene l’allaccio, e quindi paga il contributo di allaccio di circa 500 euro e l’acqua viene fornita, perché i proprietari degli appartamenti devono pagare anche il contributo idrico dello 0,18 per mille?
Ogni anno, quando il Consorzio decide le tariffe di allaccio spiega che queste già comprendono tutti i costi che esso sopporta per quella determinata prestazione: allora, perché in aggiunta a questi costi si deve pagare anche la mini IMU dello 0,18%? Quali costi va a coprire?
Forse quelli delle depurazioni dell’ACA o del Comune di Chieti che non pagano o producono perdite di gestione?
Quindi, in conclusione, il contributo di bonifica non è un’imposta fondiaria, e si paga solo se c’è un beneficio concreto e non astratto, attuale o potenziale ma con riferimento ad oggi, non ad un futuro improbabile
Così se uno abita in città o comunque in un posto dove non c’è traccia del Consorzio – se non sulle bollette – non deve contribuire a coprire nessun costo, non ritrae alcun beneficio dall’attività del Consorzio che, in ultima analisi, in questi casi non esiste proprio.
Invece, il Consorzio tassa chiunque abbia un fabbricato nell’area dove mille anni fa c’era un terreno, perché ritiene di avere il potere di imporre un’imposta fondiaria. E non è così.
Ad ogni buon fine, MARTEDÌ 3 OTTOBRE, ORE 10:00, saremo presenti a Chieti Scalo presso il Consorzio di Bonifica Centro, via Gizio 36, a disposizione di coloro che necessitano di spiegazioni e per aggiornamenti.
Con l’occasione rivolgeremo queste domande al gentilissimo Sig. Di Fabrizio, responsabile del Settore Catasto, che almeno qualche spiegazione cerca di fornirla.